Poi succede che rivedo un amico
Lo saluto, ci abbracciamo: da quanto tempo e quanta abbronzatura
E come sei stato e dove, ti vedo bene, sembri più alto
E infine, come se fosse niente, lui mi dice:
“Ho visto che voi state andando alla grande!”
E quando dice voi presumo stia parlando di tutta la mia parte teatrale
Compagni e compagnia
E sento un tonfo da qualche parte
Un quadro che cade in lontananza
Un vaso che si spezza
O quel rumore particolare che fanno i bicchieri quando si rompono proprio in quel punto 
Alcuni bicchieri rotolano a terra
Altri esplodono.

“Ho visto che voi state andando alla grande!”
Perché è vero, penso, nelle foto si sorride sempre
E una foto dopo l’altra sembra tutta una vita di sorrisi.

Vorrei arpionargli il braccio, aggrapparmi alla sua faccia
E spalancare la bocca, urlare magari, ma non necessariamente
Più che altro, vorrei mostrargli la grandezza delle mie viscere
Farmi pescecane di Collodi e mostrargli Pinocchio che vaga sperso dentro di me
E Geppetto che costruisce casa nella palude della mia ansia
Mostrargli le triglie e i pescegatti che scorrazzano proprio lì
Accanto alle mie aspettative.
Sono triglie e pescegatti marci, vivi – in qualche modo
Ma pure marci.

Rimango col sorriso bloccato, principio di congelamento
E dico, o forse lo penso soltanto
“In realtà non è proprio un periodo facilissimo…”
Ma forse non muovo le labbra perché mi sto trasformando in roccia
In statua di sale raffigurante attrice in tempi pandemici.
Pacca sulla spalla di amico; statua di sale che si frantuma e scioglie
E lui che se ne va e pare pure che saltelli con tutte quelle gambe muscolose che si ritrova
Mentre io sono qui che ho perso le ginocchia e mi si stanno sciogliendo i piedi
Forse lo odio, lui e tutti i suoi arti funzionanti.
Prima di andare mi bacia sulla guancia,
guancia di sale
“Ma si, voi siete fortissimi e risolverete tutto”
Mi dice anche ciao, a presto ma è già lontano
E io pure vorrei alzare il braccio, fargli un cenno
Fargli sapere che sono una persona beneducata o, quantomeno, ancora viva.

Penso: ma voi chi?
Voi della mia compagnia, voi attori, teatranti, artisti, saltimbanchi, perdigiorno, disoccupati?

Oppure voi proprio IO
Col mio Geppetto e le mie triglie
Coi merluzzi vivi ma marci allo stesso tempo e Pinocchio ancora sperduto che non diventerà mai bambino
Io che sorrido nelle foto ma vorrei solo divorarmi
E a volte, dopo essermi divorata, mi guardo intorno e sorrido senza foto
Perché infondo si
Noi siamo proprio fortissimi e risolveremo tutto.

Ma noi chi?

 

 

 

 

In un articoletto uscito sul sito di Anomalia Teatro ho cercato di spiegare la situazione teatrale di questo settembre, parlo della stesse cose che trovate in questo poetico sfogo – lamento ma in modo più razionale, lo trovate cliccando QUI.