Lo dico subito, così ci togliamo il pensiero: il teatro di Filomena “Filo” sottile mi esalta e mi fa stare bene e credo che faccia bene anche al teatro in generale perché lo attraversa con modalità che mi fanno drizzare le antennine e capire perché quest’arte stramba è ancora viva (anche se tra le crepe del cemento).

Filomena fa teatro militante, è una personaggia potente e ha la dote di stare sul palco come potrebbe abitare il bancone di un bar: chiacchierando da saltimbanca – locandiera – cantante punk. Noi siamo travolti dalle sue parole con alleggrezza, consapevoli che potrebbe gestire qualsiasi cosa – dal cane che abbaia, alla mancanza di memoria, ai nodi più dolorosi delle sue storie – con una battuta.
Ci dice fin dall’inizio che canta senza saper cantare, suona senza saper suonare e modifica lo spettacolo il giorno stesso; la verità è che non potremmo desiderare altro perché ogni sbavatura è organica, ci fa sorridere e saltellare. Ci piace stare dentro al suo vortice.

Lo spettacolo Mostre e fiere è una sorta di rabbioso freak show dove Filo sottile, grazie alla sua dose di luccicanza, ci guida tra gabbie che noi non riusciamo a vedere, raccontandoci le creature mostruose che sono rinchiuse al suo interno. Ogni creatura porta una storia e ogni storia è un assalto a tutto il sistema di norme che ci rinchiude, puntando il dito contro gli stereotipi di genere e le caselle dentro cui ci ingabbiano.
Saltiamo da un racconto all’altro, in un incrocio di citazioni pop, grandi classici e canzoni, parlando di corpi che non corrispondono alla norma, che sono sottoposti a violenze per la loro diversità, e di vissuti costretti all’invisibilità o alla menzogna per autodeterminarsi.
Siamo posti di fronte a temi non sempre facili o a posizioni a cui non avevamo del tutto pensato, costretti (fortunatamente) a esaminare tutte le conseguenze legate al genere binario, alle caselle maschio – femmina (e noi ve le sbarriamo entrambe perché siamo Mostre e Fiere).
Filomena è dissacrante e costantemente ironica, ridiamo per tutto il tempo e per tutto il tempo stringiamo i denti perché sappiamo la rabbia dietro ogni parola.

Alla fine, ci lasciamo con un inno a tutte le nostre irregolarità, alle singolarità e le storpiature. Se la bellezza è la norma, la legge e la regola qui si canta alla sua totale sovversione, un inno a tutte le creature mostre.

Filomena sale sul palco con urgenze reali e ci vuole parlare e noi siamo risucchiati dalla sua voglia. Nel suo bisogno e nella relazione onesta che si crea tra pubblico e artista trovo che ci siano alcune delle potenti radici del teatro: quell’energia vitale che non vuole essere catturata e che, per questo, si racconta.  

 

 

 

 

Ho visto lo spettacolo Mostre e Fiere l’11 giugno al Molo di Lilith. Consiglio sempre di sbirciare anche le stagioni fuori dai circuiti più grandi: andate nei circoli e nei teatrini indipendenti, a Torino ce ne sono tanti e il Molo di Lilith è sicuramente uno di quelli belli.
Se volete vedere questo e altri spettacoli di Filo sottile vi consiglio di guardare il suo blog, in cui trovate anche degli articoli super interessanti, lo trovate cliccando QUI.

E infine, consiglio assolutamente di comprare il libro Le Mostruositrans – per un’alleanza transfemminista tra le creature mostre che è parte del percorso di questo spettacolo. E’ scritto benissimo, riesce ad essere ironico, doloroso ma soprattutto arrabbiato e potente. Lo trovate su bookdealer cliccando QUI o, se siete a Torino, sicuramente da Nora Book and coffee, libreria che in ogni caso consiglio di visitare.

Metto qua un frammento del libro che mi piace tantissimo:

“Siamo le creature mostre, non vogliamo dirvi che è tutto a posto, né tranquillizzarvi, non abbiamo intenzione di guarire, normalizzarci, redimerci; non siamo innocue e non vi garantiamo da avvelenamenti, contagio, contaminazione; non vi chiediamo perdono, pietà, indennità, incolumità. Non vi chiediamo di lasciarci integrare nella vostra società, veniamo a dirvi “state in guardia” e “guai a chi ci tocca”