Il palcoscenico è quasi completamente vuoto e bello in questa sua nudità.

Chi ha ucciso mio padre è il primo testo non originale di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e il primo spettacolo in cui loro non sono presenti in scena.
Francesco Alberici è solo, accompagnato esclusivamente da alcuni sacchi della spazzatura, è ridotta al minimo anche qualsiasi azione drammatica.
Il testo è il centro assoluto dello spettacolo. Tutto illumina le parole dell’autore dell’omonimo romanzo Edouard Louis.

Lo spettacolo è un dialogo impossibile con il padre, un dialogo in cui è solo il figlio a parlare, esclusivamente il figlio – “il che è una cosa violenta per entrambi”.
E’ il racconto, in una serie di immagini, di un padre oppresso, ossessionato (e schiacciato) dall’idea di mascolinità che opprime a sua volta il figlio. Di un’intimità dolorosa e feroce – quando ero piccolo ricordo che speravo nella tua assenza.
La poetica di Deflorian Tagliarini parte dalle storie individuali per scovare prospettive che spesso rimangono nascoste e cercando nei vissuti personali una dimensione profondamente collettiva.
In questo, il testo di Edouard Louis è perfetto: il padre fa parte della categoria degli ultimi, i poveri, quelli che non si possono permettere niente e la sua infelicità è l’impronta di scelte politiche precise, i suoi assassini hanno nomi e cognomi.
È un concatenamento di violenza e abbandono.
Perché la politica grava sulla vita delle persone e in particolare sulla vita di alcune:

“Alla domanda su cosa significhi per lei la parola razzismo l’intellettuale americana Ruth Gilmore risponde che il razzismo è l’esposizione di certe popolazioni ad una morte prematura. Questa definizione vale anche per il dominio maschile, l’odio dell’omosessualità o dei transgender, il dominio di classe, tutti i fenomeni di oppressione sociale e politica.”

Il che significa “che la politica è la distinzione tra le popolazioni a cui è riservata una vita fatta di sostegno, incoraggiamento e protezione e quelle esposte alla morte, alla persecuzione, all’omicidio”.
E le persone che più vengono influenzate dalle scelte politiche sono sempre quelle che non hanno alcun ruolo in esse. 

Se tolgono il rimborso statale su alcuni medicinali, tu, ti spacchi la schiena, ti pieghi, non digerisci più. Se aumentano le ore che i tuoi capi ti possono chiedere a lavoro allora, tu – il padre, vai sempre più giù. E se un anno aumentano i sussidi statali per comprare la cancelleria e i libri scolastici per te è una festa e ci porti tutti al mare.
“Non ho mai visto le famiglie che hanno tutto andare al mare per festeggiare una decisione politica, perché la politica per loro non cambia quasi nulla.”

Le immagini del testo sono nette, poetiche ma anche tangibili. Un bambino che canta e il padre che volta la testa:

Guardami. Papà guardami.

Tuttavia, Chi ha ucciso mio padre, non è uno spettacolo semplicissimo da seguire e ogni tanto ho avuto dei dubbi sulla scelta di togliere quasi tutto, anche alla recitazione e alle emozioni che vengono tenute sempre a livello di sfumatura. Forse, seguendo questo filo, la recitazione sarebbe stata quasi da eliminare arrivando a un racconto completamente intimo e spontaneo – una sfida difficilissima per qualsiasi attore.
Uno dei miei momenti preferiti è stato sicuramente il ballo su una canzone degli Aqua, quello strappo di ritmo e quella goduria attoriale che in altre parti mi mancava.

Ad ogni modo, lo spettacolo è assolutamente da andare a vedere e credo ci sia proprio bisogno di vederlo a teatro, insieme ad altri, di parlarne dopo con chi ti stava vicino. Questo è un testo che va raccontato dal vivo.
È un testo da condividere. 

 

 

 

 

Ho visto lo spettacolo Chi ha ucciso mio padre il 17 giugno all’interno della stagione  RE/START del Teatro Astra.
Per saperne di più su Deflorian Tagliarini consiglio di andare a guardare il loro sito cliccando QUI. 
Consiglio moltissimo anche il loro spettacolo Quasi niente, se dovesse capitarvi di avere la possibilità di andarlo a vedere non perdetela!
Il libro Chi ha ucciso mio padre di Edouard Louis è stato pubblicato in italiano da Bompiani e lo potete trovare QUI.

 

 

TESTO DI ÉDOUARD LOUIS
REGIA DARIA DEFLORIAN E ANTONIO TAGLIARINI
TRADUZIONE DI ANNALISA ROMANI EDITA DA BOMPIANI / GIUNTI EDITORE S.P.A.
ADATTAMENTO ITALIANO FRANCESCO ALBERICI DARIA DEFLORIAN ANTONIO TAGLIARINI
COLLABORAZIONE ALL’ADATTAMENTO ATTILIO SCARPELLINI
CON FRANCESCO ALBERICI
LUCI GIULIA PASTORE
SUONO EMANUELE PONTECORVO
COSTUMI METELLA RABONI
ASSISTENZA ALLA REGIA CHIARA BOITANI
COLLABORAZIONE ARTISTICA ANDREA PIZZALIS
ORGANIZZAZIONE E DISTRIBUZIONE GIULIA GALZIGNI / PARALLÈLE
PRODUZIONE A.D., TEATRO DI ROMA – TEATRO NAZIONALE, EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE, TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA / FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI
E FOG TRIENNALE MILANO PERFORMING ARTS