Dafne è cacciatrice,
ha una bellezza appuntita
fatta di ossa pronte a scattare e a nascondersi
e un’espressione in volto che sembra ruggito.
I canini le brillano in mezzo al sorriso sghembo
le ferite, i graffi e i lividi colorano la sua pelle bruciata.

Caccia e vive insieme alle amiche,
insieme alle amanti,
saltano addosso al cervo col coltello in mano
colpiscono i conigli da lontano
mangiano insieme, corrono insieme e dormono vicine.

Che si amano non lo dicono mai.

Ma il bosco è il loro rifugio e i corpi delle altre
la loro casa.

Quando il dio del sole Apollo vede Dafne per la prima volta
sente come una ferita al petto
e lui, che è sempre stato perfetto, cede in una smorfia di dolore.
Dafne è davanti a lui, nel bosco, e un secondo dopo non c’è più.
Apollo si gira, vede il piede di lei fuggire in mezzo al fogliame
e pensa:
“che dita sottili, che caviglia garbata”
e gli viene la voglia istintiva di afferrare quella gamba,
di bloccarla in mezzo al salto.
Di notte sogna una Dafne volante,
sogna di allungare le mani, di afferrarle le ali
e di trovarsela tra le braccia
improvvisamente debole, vulnerabile, innamorata.

Così il giorno dopo si reca al covo delle cacciatrici
illumina il casolare, illumina il grano, le carcasse appese ad asciugare
i giacigli per terra.
L’odore di sudore e di sangue gli rivolta lo stomaco,
sente di voler vomitare
ma sta fermo, resiste, sorride e mostra la sua grandiosità.

Lui è il dio del sole.
Il più bello di tutti.
Il più potente.
Lui risplende.

Le donne che lo vedono si appiattiscono alle parete
le schiene aggrappate alle pietre dei muri
in cerca di ombra e di tenebra
contro quel dio invadente che calpesta il suolo del loro nido.
Apollo sorride compiaciuto,


Sono venuto per prendere Dafne.

E tra le donne si fa il silenzio doloroso
della rassegnazione
il silenzio acuto e bastardo
di tutti coloro costretti ad obbedire
dei giorni in cui si china la testa
del passo indietro di fronte al capo, al padrone, al signore,
a Dio.

Quando un dio decide di essere innamorato di te
è impossibile disobbedirgli.

 L’amica le spazzola i capelli,
mette uno accanto all’altro i rametti che le trova in testa
crea un disegno sul tavolo
e con mani salde le massaggia le tempie
le spalle e il cuore.
Le spiega che non farà così male,
che conviene mostrarsi morbida e dolce
così che le cose finiscano in fretta:

Non essere nel tuo corpo stasera, non essere nelle tue gambe,
lascia che la mente venga al bosco con noi
e al dio cedi solo il tuo ventre.

 Molte di loro erano state costrette a un marito
altre erano state prese da amici, cugini, passanti, venditori, ladri
uomini.
Alcune avevano lottato, altre avevano morso,
altre si erano semplicemente abbandonate
sperando che tutto passasse velocemente.

Dopo, noi saremo qui ad aspettarti.

 E Dafne va verso il dio
farfalla senza ali
coi capelli profumati di olio e la veste insopportabilmente sottile.
Apollo sente il desiderio che cresce
vede che lei china il viso
e sente di amarla
e di volerla sua per sempre.
Si vede in mezzo all’Olimpo con la giovane sposa
mostrare a tutti i suoi capelli selvaggi
e spiegare a qualcuno
che prima
era una di quelle che odiavano gli uomini
che l’aveva raccolta in una stalla che puzzava di merda
che l’aveva salvata.

Ma mentre il dio sorride compiaciuto
dentro Dafne qualcosa si sveglia
lui allunga la mano verso di lei
e un attimo dopo
lei non c’è più.

Mentre corre per i boschi i rami le intrecciano i capelli
le feriscono le gambe
le strappano la veste,
Dafne, in quella corsa nel bosco
ride
ride di una gioia giovane
e indomabile
Sente il fiato corto
la corteccia degli alberi
I rami che le feriscono la pelle
e sente di essere felice
pienamente
mentre scappa dal dio
mentre il suo corpo si unisce al bosco
sente di non appartenere ad altro che alla montagna
all’erba, ai laghi.

Quando arriva da suo padre, dio del fiume
sa che neanche lui potrà aiutarla
non lo vede da tempo
ma adesso gli è davanti
col fiato corto
e le guance rosse.
Non ha paura anche se sente il dio biondo arrancare dietro di lei.
Guarda il padre negli occhi,
occhi di vecchio,
sente in quegli occhi i desideri che ha infranto
vede suo padre abbracciare dei nipotini, portargli insieme in gita sull’acqua
lo vede fumare con un suo possibile marito
un uomo per bene, panciuto e tenero
che ama la carne e a cui non dispiace restare a casa con i bambini.
Vede tutto questo e sa che non sarà mai.
E sa che non sarebbe stato mai.
E mentre tocca la mano del padre
lo sa anche lui
si guardano negli occhi
la luce di Apollo inizia a penetrare dalle foglie
il padre capisce
e Dafne sa.

Una mollezza inizia a prenderle le membra
come il sonno dopo la sua lunga corsa
le gambe si fanno improvvisamente pesanti,
si fanno pesanti le mani
tra i capelli iniziano a crescere foglie di alloro
dalle dita spuntano rami.
Si fa corteccia la pancia
e corteccia il collo.
Prima di farsi totalmente pianta
per incantesimo del padre
lo guarda l’ultima volta
e gli dice che è la fine più perfetta che potesse immaginare.

Quando Apollo spunta dal bosco
Dafne è già diventata pianta di alloro.
Arrivano le amiche, le ragazze che l’hanno amata
accolta, protetta
che hanno passato con lei i giorni e le notti.
Le lacrime rigano le loro guance
ma hanno tutte la testa alta:
Dafne ha sconfitto il dio
che ora ha la schiena piegata
di dolore e umiliazione.

Ma Apollo è dio iroso e ragazzino,
dio egoista che non accetta la sconfitta
neanche quando se la trova davanti
neanche quando è costata così cara.

Il dio raddrizza la schiena
guarda le ragazze ad una ad una
si avvicina alla pianta
con sorriso crudele
e inizia a baciarne la corteccia
le foglie
accarezza i rami
abbraccia ogni parte dell’albero
si stringe alla pianta di Dafne
spezza le foglie con la furia del suo amore.

Quando riguarda le donne, dopo
ha di nuovo il viso del vincitore
il viso del potere:

l’alloro diventerà la mia pianta sacra
e Dafne sarà sempre con me.
Mia.

Una volta tornate a casa, le donne si stringono
e si abbracciano forte
piangono e urlano
finché la più anziana di loro
coi capelli brillanti di bianco e i seni meravigliosamente cadenti
inizia a ridere forte:

L’avete visto? Abbracciava una pianta di alloro convinto che ci fosse Dafne là dentro
avete visto come si muoveva, come ansimava
e quanto sono ridicoli gli uomini quando sono convinti di fare l’amore?
Dafne è qui, in mezzo a noi
è nei nostri ricordi e nei nostri abbracci.
È nei nostri coltelli.
Che si prenda la pianta di alloro, che celebri le messe
le vittorie
che porti la pianta al tempio
che diventi segno di gloria e potere.

Dafne sarà sempre qui, con noi, in mezzo alla terra e al cielo.

Libera.

 

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