Un pigiamino a pallini, una vecchia palestra
Filippo Timi che vola sospeso da un cavo d’acciao
e racconta una vita chiusa dentro una disabilità profonda,
dentro una scatola cranica sigillata
da cui non sembra poter uscire niente se non lievi segnali:
un lamento sottile, una mano scorticata, lo sguardo attento verso un cartone animato
uno scoppio d’ira violento.

Filippo Timi decide di entrare nel mondo
sigillato
di un ragazzino che non può parlare, che non può comunicare;
lo fa con tenerezza estrema, con profonda ironia.
Con ferocia.
Lo fa stando lontano da qualsiasi forma di pietismo
costruendo invece un immaginario vivace
e potente
collegando le fila di sogni e paure
del disco preferito, dalla musica alta, di Candy Candy
e di un amore pattinatore.

Già solo lo sguardo che usa meriterebbe l’intero spettacolo:
la profonda intimità con la storia
che porta l’impronta biografica di sua cugina
colpisce per i dettagli, per gli spazi che apre
per la descrizione degli scalini che portano all’orto e delle cinghie che legano il corpo la sera
per il calcio sullo sterno e la maglietta con Topolino
Ma soprattutto colpisce
e fa rimbalzare lo stomaco
la fame, la voglia, la bellezza, la favola, la festa intera che Timi mette in scena.

 

E allora è un tripudio di colori e luci
 musiche ad alto volume
sono le canzoni dal vivo di Salvatore Langella
i costumi colorati
e la forza
di una storia, di un racconto, del teatro tutto
che spinge
per uscire e farsi sentire.

Filippo Timi ama perdutamente quello che fa sul palco
ha la forza di un animale libero
che si scontra contro una gabbia
(il cranio sigillato, la fine del palcoscenico, la solitudine)
e dentro il suo spettacolo
dall’inizio alla fine
gode.
Gode nella scelta dei colori, dei costumi, delle musiche
gode con le proiezioni e i video di youtube
gode nelle parole, nel dialetto umbro, nei tacchi alti
gode quando parla con il pubblico.

 

È una gioia furiosa
che irradia bellezza
una festa a cui abbiamo la fortuna di essere stati invitati
una ferita che sanguina e mentre sanguina canta
anche quando attraversa la rabbia, la paura, la rassegnazione.

E la forza del suo divertimento
el suo gioco meravigliosamente cosciente e politico
dà luce alla vita del Filippo ragazzino, alla sua frustrazione, tristezza, incazzatura.
E da luce al teatro
che quando viene masticato con tutta questa dolorosa gioia
vive
e mentre vive

Balla.

 

Ho visto Skianto di Filippo Timi all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino il 5 febbraio 2020 alle Fonderie Limone.
Skianto è uno spettacolo di e con Filippo Timi, in scena anche Salvatore Langella – autore, insieme a Timi, delle canzoni presenti nello spettacolo.
Se volete curiosare un po’ nell’enorme produzione di Filippo Timi QUI il suo sito,
Su RAI3 andrà in onda giovedì 13 e 20 febbraio SKIANTO, show televisivo di e con Filippo Timi che prende ispirazione da questo spettacolo.
Nella foto, sullo sfondo, la copertina di un piccolo e bellissimo libriccino venduto dopo lo spettacolo con materiali e foto inedite che girano intorno allo spettacolo.