Ma come si fa a non volergli bene, ma proprio da subito
da quando Francesco d’Amore esce dal sipario,
con la sua borsa a strascico e il vestito lungo, da donna, da Amita.
Francesco recita “en travesti” disinvolto, senza bisogno di troppa verosimiglianza:
Amita è donna in modo completamente assurdo
e, per questo, completamente vero.

Il sipario è chiuso, vediamo solo lei che socchiude gli occhi e dice:
Stiamo per cominciare
e io penso che non ci siano molti modi per arrivare dritti ai cuoricini degli spettatori con una frase così banale, eppure.
Stiamo per cominciare, e già sorridi. Una pausa, e poi:
abbiamo cominciato.
Ed è uno degli inizi più perfetti che abbia mai visto.

In questo ultimo lavoro, i Maniaci indagano lo stare o, ancora meglio, il ristagnare.
Petronia è una città dove non succede assolutamente niente, tutto rimane perennemente uguale in un’unica, eterna, sospensione.
Così Luciana Maniaci (Pania, sorella di Amita) aspetta costantemente il marito
Non è l’attesa del marito il marito stesso?
e rimarrà perennemente incinta, in dolce attesa di qualcosa che non avverrà mai.

Ad alterare l’equilibrio di questo paese da fiaba non può essere che l’incontro con un altro mondo altrettanto incastrato nel tempo:
quello di una soap opera.
Anche qui, il cambiamento viene totalmente negato da una serie di battute che devono ripetersi
sempre uguali,
così va la storia,
così è andata per altre mille e mille puntate
e così deve continuare
in un ripetersi di addii e incontri e guerre e ancora addii e ancora incontri e ancora guerre
e: dimmi qualcosa per fermarmi
ma rispondono sempre le stesse battute:
Ti amo, sei bellissima, tornerò
e ancora:
Ti amo, sei bellissima… tornerò.

I Maniaci d’amore sono folletti del teatro, luccicanti e brillantinosi
che tengono uno sguardo sgranato sul mondo, usano parole semplici, scivolano, ridono
ridi, sono estremamente piacevoli e divertenti
ma sotto questo velo di lustrini, nascondono e lasciano scalpitare
tutta l’inquietudine del tempo che abitiamo.
In uno dei loro lavori c’è un invito ricorrente:
Ricordati che quando vuoi, puoi mangiare una lampadina e farla finita
e questa sembra essere l’unica sicurezza
in una vita che scivola senza alcun senso.

Io mi ritrovo costantemente nelle loro parole
mi sembra che afferrino qualcosa di profondo
e inizino a scampanellarlo
non lo affrontano di pancia
ci legano qualche battuta, uno sguardo distratto
e sorridono
sussurrandoti che sono quotidianamente suicidi.

E allora un applauso al ponte che continua a rimanere su. Applausi.
Un applauso a tutti coloro che hanno sognato di cambiare lavoro, di lasciare il marito, di diventare cantanti, correre nudi nella giungla, risvegliarsi fiore o libellula
e poi, il mattino dopo, hanno dimenticato i loro sogni
e sono tornati alla stessa vita di sempre.

Applausi.

 

Visto al Piccolo di Milano il 19 settembre, in occasione del festival Trame d’autore

Vi appiccico qua sotto un po’ di link utili per seguire i Maniaci:
sito web: www.maniacidamore.it
invece su facebook: maniacidamore